في اللهجة الجزائرية ، تشير كلمة حراقة إلى أولئك الذين "يقفزون الحدود" ، أي المهاجرين غير الشرعيين. بدأت ظاهرة الحراقة في حوالي عام 2007 وتزدادت منذ ذلك الحين.
تمكنت العديد من القوارب من الوصول إلى الساحل الشمالي للبحر الأبيض المتوسط ، في حين تم رصد قوارب أخرى من قبل خفر السواحل واعتراضها. تم تقديم ركاب القوارب التي تم اعتراضها إلى المحكمة بشكل منهجي ووجهت إليهم تهمة "الخروج بشكل غير قانوني من التراب الوطني" - وهي جريمة في الجزائر.
وعلى الرغم من ذلك ، لم يتم اعتراض القوارب الأخرى أو الوصول إلى الميناء: فقد اختفت ولا يزال مصير من كانوا على متنها لغزا لا تزال عائلاتهم تحاول حله.
في هذا القسم يمكنك التعرف على وجوه بعض الحراقة المختفين ، وذلك بفضل العمل الذي أنجزته مجموعة فاميلي دي حراقة ديسباروس إن مير (مجموعة نجحت في تجميع قائمة ركاب بعض القوارب المفقودة) ، وشكرًا أيضًا للعائلات التي عهدت بهذه الصور الفوتوغرافية لأقاربهم إلى المفقودين على الحدود.
Nell’aprile 2007 il fenomeno degli harraga si manifestava in maniera spontanea e con una crescita inattesa e incomprensibile. Harraga è colui che pratica l’harrag, letteralmente "bruciatura" in arabo e la parola viene usata per indicare l’atto di emigrazione irregolare.
Nel primo trimestre del 2007 molte imbarcazioni riuscivano senza difficoltà ad approdare sulla riva nord del Mediterraneo mentre altre, avvistate dalle guardie costiere, finivano per essere intercettate e i loro occupanti portati sistematicamente davanti ai tribunali e accusati del reato di tentativo di uscita illegale dal territorio nazionale.
Alcune imbarcazioni, tuttavia, non rientrano né nel primo né nel secondo caso. Sono sparite e la sorte delle persone a bordo è un mistero che i loro genitori cercano ancora di chiarire.
Esposizione dei fatti
I - Le prime scomparse
- 8 febbraio 2007: imbarcazione con a bordo 7 persone. La scomparsa è stata segnalata alla guardia costiera dopo, al massimo, 24 ore dalla partenza.
- 15 marzo 2007: imbarcazione con a bordo 6 persone. La scomparsa è stata segnalata alla guardia costiera dopo, al massimo, 24 ore dalla partenza.
- 17 aprile 2007: imbarcazione con a bordo 10 persone. La scomparsa è stata segnalata alla guardia costiera dopo, al massimo, 24 ore dalla partenza.
- 24 maggio 2007: imbarcazione con a bordo 7 persone. La scomparsa è stata segnalata alla guardia costiera 2-3 ore dopo la chiamata di soccorso ricevuta dai familiari.
II - Dal diniego di assistenza alla simulazione dei fatti
I casi di scomparsa conosciuti e debitamente segnalati di scomparsa sono finora 128: 8 febbraio 2007 (7 persone), 15 marzo 2007 (6 persone), 17 aprile 2007 (10 persone), 24 maggio 2007 (7 persone), 4 ottobre 2007 (16 persone), 22 agosto 2008 (16 persone), 8 ottobre 2008 (43 persone), 1 gennaio 2016 (17 persone), 29 gennaio 2016 (7 persone). Su altre scomparse si sta ancora lavorando.
Nei primi mesi del 2007, i dintorni della stazione della Guardia costiera della città di Annaba sono diventati l’inevitabile punto di incontro per tutti i familiari rimasti senza notizie dei loro cari candidati all’emigrazione clandestina.
I guardacoste erano sconcertati, e in un certo senso travolti, dal numero sempre crescente di imbarcazioni delle quali non si avevano più notizie e sulle quali la Guardia costiera non poteva pronunciarsi ufficialmente. Essa ha quindi tentato di eludere le domande dei parenti alla ricerca della verità.
I rappresentanti della Marina nazionale hanno sempre dichiarato che gli equipaggi erano “introvabili” oppure che erano “scomparsi in mare senza lasciare traccia”, o almeno questo è quanto hanno fatto credere alle famiglie disperate. Un'affermazione incoerente con le possibilità di ricerca dei mezzi a disposizione della Guardia costiera, usati per rendere insuperabili le acque territoriali.
Da tutto ciò si deduce che né il numero delle barche né la frequenza con cui queste scomparivano destava la minima preoccupazione nella Guardia costiera algerina, indaffarata, durante quel periodo, a proseguire l’accanita caccia in mare ai candidati della Harga, in collaborazione con lo Stato Tunisino e con l’Agenzia Frontex.
Dall’inizio del mese di febbraio alla fine del mese di agosto 2007, le guardie costiere algerina e tunisina hanno continuato a dichiarare di non aver intercettato nessuna imbarcazione, e di non averne trovato alcuna traccia, eccetto quella dell’imbarcazione del 24 maggio 2007, ritrovata a Klibiya in territorio tunisino.
Il ritrovamento di questa imbarcazione non solo ha suscitato dei seri interrogativi, non chiariti fino ad oggi, ma ha anche aggiunto gravi dubbi a quelli che già avevano le famiglie degli scomparsi riguardo all’occultamento della verità, mettendo in causa la responsabilità congiunta delle autorità ufficiali algerine e tunisine.
Nel dicembre 2008, malgrado le decine di richieste delle famiglie degli scomparsi alle istituzioni interessate (Presidenza della Repubblica, Capo di gabinetto del governo, Ministeri della giustizia, dell’interno, degli affari esteri, Senato, Assemblea Nazionale, Ambasciate, ecc) nessuna azione è stata intrapresa.
Le dichiarazioni delle guardie costiere di Annaba (Algeria) e della Tunisia sulla loro presunta ricerca delle imbarcazioni si sono rivelate non solo false, ma anche tendenziose, in quanto mostrano una chiara volontà di ostacolare qualsiasi indagine in merito ai casi di “scomparsa” portati alla loro attenzione.
III - Due esempi flagranti di ostruzionismo
- Il caso Hadef Riyad
Malgrado la presentazione di documenti ufficiali, testimonianze e argomenti inconfutabili, che dimostrano l’omicidio premeditato di HADEF Riyad, le istituzioni tunisine continuano a rifiutarsi di collaborare, camuffando i fatti relativi a questo assassinio e bloccando l’accesso alle informazioni riguardanti le circostanze del decesso e il sequestro mai ammesso di sei (6) “compagni di equipaggio” di Hadef.
- Il caso delle due imbarcazioni dell’8 ottobre 2007
Le autorità tunisine si sono date da fare per bloccare tutte le informazioni sul caso delle due (2) imbarcazioni scomparse l’8 ottobre 2007, sulle quali viaggiavano trentanove (39) algerini, tre (3) tunisini e un (1) marocchino.
È stato stabilito senza ombra di dubbio, e con prove a supporto, che queste persone, dichiarate ufficialmente scomparse dall’8 ottobre 2007, sono state intercettate in mare ed interrogate dai Servizi di sicurezza del Ministero degli Interni tunisino.
Inoltre, gli stessi Servizi segreti hanno convocato e ascoltato, nel 2010, i parenti dei tre (3) tunisini presenti su quelle imbarcazioni. All’epoca, avevano ammesso che l’equipaggio era in stato di detenzione e avevano confidato ai parenti interessati che i loro cari erano in perfetta salute fisica.
IV - Le ipotesi sui fatti reali
Fino a oggi, i familiari degli harraga dati per scomparsi, continuano ad assistere, come testimoni impotenti, al silenzio delle autorità ufficiali, in merito alle numerose sparizioni nelle acque territoriali algerine e tunisine.
Le ricerche fatte con i propri mezzi e senza alcun aiuto o collaborazione da parte delle autorità dei due paesi, li portano a formulare due ipotesi principali su ciò che è veramente avvenuto.
Ipotesi 1 – “L’abuso di potere”
La prima ipotesi è quella dell’abuso di potere e di violazioni commesse in alto mare da parte delle guardie costiere che hanno attentato alla vita degli harraga durante il loro viaggio in mare. È questo il caso degli equipaggi del 24 maggio e del 17 aprile 2007.
Ipotesi 2 - La "liquidazione"
La seconda ipotesi è quella dell’eliminazione fisica degli harraga, con le motivazioni securitarie della “lotta al terrorismo”. È il caso dell’equipaggio dell’8 ottobre 2008.
I parenti lasciati soli con la loro angoscia
Centinaia di genitori, appartenenti per lo più agli strati sociali più disagiati ed emarginati, devono constatare che la vita dei loro figli non ha nessun interesse né valore, se non per loro stessi. Altrimenti, come è possibile credere che, al giorno d’oggi, si possa trovare la scatola nera di un aereo precipitato nell’oceano e sia impossibile trovare qualche indizio relativo alla sorte di decine di imbarcazioni, sulla scomparsa delle quali le autorità sono state tempestivamente allertate?
Tra questi umili e modesti cittadini, ovviamente, non figurano figli di ministri, diplomatici, senatori, deputati, governanti, magistrati, funzionari o ricchi uomini d’affari.
Perciò i genitori si sono rassegnati, di fronte alle porte chiuse, a contare solo su se stessi per ottenere risposte alle loro domande e per avere delle soluzioni alla loro drammatica situazione.
Data la mancanza di considerazione e il disprezzo dimostrato nei loro confronti, il collettivo dei genitori di queste persone scomparse, verosimilmente vittime di scomparsa forzata, ha dunque deciso di mettere fine a tutte le azioni presso le guardie costiere algerina e tunisina, diventate sospette e sospettate di occultamento intenzionale di gravi verità in merito ad “abusi di potere” avvenuti durante l’arresto degli harraga in mare e/o ai rapimenti forzati commessi dalle autorità tunisine con il pretesto della sicurezza, all’insaputa o con il consenso delle autorità algerine.
Creazione della rete “Famiglie degli harraga scomparsi in mare”
Il ricorso al sostegno delle istituzioni statali è quindi escluso. Alla fine del 2008, i genitori interessati sono stati costretti a condividere i propri mezzi per tentare di ottenere, attraverso loro indagini personali, degli indizi e delle possibili risposte sulla sorte di centinaia di giovani cittadini tutt’ora ricercati.
È questa la ragione per cui è nata la rete, la cui sede si trova presso la LADDH (Lega algerina di difesa dei diritti umani) ad Annaba, dove le famiglie organizzano degli incontri per scambiarsi informazioni. Supportata da avvocati, giornalisti e umili cittadini volontari, ha creato un’unita di raccolta e trattamento delle informazioni che ha come obiettivi:
1. La costituzione di un fondo documentario:
- raccolta di documenti, testimonianze e informazioni legate alle imbarcazioni scomparse;
- raccolta d’informazioni in territorio tunisino e algerino: visite agli obitori, ricerche, testimonianze, rapporti personali con pescatori, dipendenti nei porti, polizia, dogane, ecc.;
- elaborazione di schede individuali, segnaletiche e d’informazione, delle persone scomparse.
2. La copertura mediatica:
- stesura di informazione e di comunicati da diffondere presso la stampa e le ONG.
3. Le azioni giuridiche:
- deposizione di denunce presso le istituzioni giuridiche (nazionali e/o internazionali).
Le azioni intraprese
1. censimento dei documenti e dei fatti legati alla scomparsa dei 10 "equipaggi” (complessivamente 128 persone scomparse);
2. elaborazione di singole schede segnaletiche e d’informazione di ognuno dei 128 scomparsi;
3. raccolta ed elaborazione delle informazioni relative alle scomparse avvenute nei territori tunisini e algerini;
4. scrittura e diffusione di decine di rapporti e di appelli alle istituzioni governative e non governative algerine, all’Assemblea Nazionale, ai partiti politici, alle ambasciate, alle ONG, ecc., per l'apertura di una inchiesta sui casi delle imbarcazioni scomparse in acque territoriali algerino-tunisine;
5. registrazioni audiovisive delle testimonianze in merito ai casi di scomparsa forzata in territorio tunisino;
6. partecipazione a diversi programmi televisivi (nazionali ed internazionali);
7. organizzazione di molteplici conferenze stampa in Tunisia e Algeria;
8. presentazione di procedimenti legali presso i tribunali algerini e tunisini per l’apertura di indagini;
9. organizzazione di sit-in ad Annaba, Algeri e Tunisi;
10. inizio di procedura presso il gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulle sparizioni forzate o involontarie (giugno 2017).
Ambito internazionale
Fino al 30 giugno 2017, tutte le azioni sopra elencate si sono rivelate vane o non hanno avuto un seguito, nonostante la presentazione di testimonianze, argomenti e prove inconfutabili. Il fatto che le istituzioni non abbiano voluto ricevere le denunce ha determinato nei fatti l’ostacolo all’apertura di una qualsiasi indagine formale.
Tutti i canali e le istanze giuridiche nazionali sono state percorse. Il collettivo dei genitori di quel centinaio di harraga scomparsi si è visto costretto, nel 2017, a ricorrere al Gruppo di lavoro sulle sparizioni forzate o involontarie delle Nazioni Unite nella speranza di rompere il silenzio e di ottenere risposte, anche minime, sulla sorte dei loro cari considerati, senza argomenti validi, dispersi in mare da oltre dieci lunghi e dolorosi anni.
Attraverso tutte queste azioni, la rete delle famiglie degli harraga scomparsi in mare, vuole allertare l'opinione pubblica nazionale e internazionale su un potenziale pericolo che persiste, affinché ognuno si assuma la propria responsabilità davanti alla legge e di fronte alla storia.
Testo a cura del Collectif des familles des Harraga disparus en mer
Annaba, 17 giugno 2017
مفقود عند الحدود' مشروع ممول ذاتيًا. سيتم استخدام تبرعاتك لجمع المزيد من المقابلات مع عائلات المهاجرين المتوفين أو المفقودين أو ضحايا الاختفاء القسري. شكرا لك!'
لصالح: ASSOCIAZIONE DI PROMOZIONE SOCIALE TODO CAMBIA
IBAN: IT65A0301503200000003568312
BIC/SWIFT : FEBIITM1
البنك: FinecoBank S.p.A.
سبب الدفع: Missing at the borders
لصالح: ASSOCIATION DES TRAVAILLEURS MAGHRÈBINS DE FRANCE
IBAN: FR76 10278 06039 00021292941 23
BIC: CMCIFR2A
البنك: Crédit Mutuel
سبب الدفع: Missing at the borders