Considerato per la sua posizione geografica privilegiata e aperta al mondo, il Senegal rimane un punto di partenza privilegiato o tappa importante per l’emigrazione verso l’Europa, di giovani senegalesi e di paesi a Sud del Sahara.
“Barça o Barsak!!! "Che può essere tradotto nella lingua woloff del Senegal come "Barcellona o morte !!!”, è diventato il grido di battaglia di migliaia di giovani senegalesi, veri “desperados” dei tempi moderni.
In questa sezione, grazie al progetto: “Dalla testimonianza al protagonismo: le madri dei migranti dispersi nel Mediterraneo promotrici di diritti e di attività generatrici di reddito in Mali e in Senegal” finanziato dall’Otto per Mille valdese, troverete le fotografie di alcune di queste persone disperse. In alcuni casi le famiglie non avevano una foto del loro caro, quindi sono state fotografate con in mano un oggetto appartenente al proprio parente.
Inoltre, in molti casi non abbiamo potuto risalire alla data di nascita delle persone disperse o alla data esatta della loro partenza dato che è piuttosto comune per le famiglie in Senegal ricordare solo l’anno di nascita e di partenza delle loro persone care piuttosto che i giorni precisi. Quindi in quei casi abbiamo inserito come data il primo gennaio, mentre gli anni, sia di nascita che di partenza, sono quelli che ci hanno indicato le loro famiglie.
“Meglio una tomba lontana che non poter aiutare i propri genitori, la propria famiglia…. ": Queste parole degli "ospiti" del Mediterraneo, spiegano meglio di migliaia di pagine di articoli di giornale o di servizi televisivi, circa le motivazioni di questi giovani, che non si preoccupano affatto delle molteplici strategie concertate tra l'UE e il governo del Senegal per arginare l'ondata migratoria.
Le stime più comuni valutano le partenze di questi migranti nell'ordine di decine di migliaia. Queste partenze sono caratterizzate da persone di diverse origini; ciò è dovuto principalmente al fatto che il Senegal offre sbocchi in mare, ma anche alla sua relativa stabilità politica in una sub-regione in fiamme a causa del "terrorismo" e di altre calamità.
Tuttavia, c’è da sottolineare che molti giovani sono arrivati a destinazione, concretizzando così le loro aspirazioni e quelle dei loro cari.
L'altra faccia della medaglia è lo spettacolo angosciante dei media con corpi pescati sulle spiagge della Spagna (e non solo) e i detriti di canoe rotte in alto mare, inghiottendo così i sogni di giovani, la cui unica colpa è di voler "riuscire ” (“ Teki ”nel dialetto Woloff). La sofferenza silenziosa di madri e padri, fratelli, sorelle, e amici ora invoca giustizia e la costruzione di circuiti legali di migrazione, per coloro che aspirano ad una vita migliore e più degna.
“Missing at the borders” è un progetto autofinanziato. Le vostre donazioni ci permetteranno di continuare a raccogliere le interviste alle famiglie dei migranti deceduti, dispersi o vittime di scomparsa forzata. Grazie!
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