Data la sua posizione geografica, il Camerun, paese al confine tra i paesi dell'Africa centrale (Congo, Gabon, RDC, Ciad, RCA, ecc.) e quelli dell'Africa occidentale (Nigeria), funge da territorio cuscinetto per i migranti della subregione oltre che paese di partenza per i suoi giovani; la maggior parte dei quali è favorevole all'emigrazione a causa della precarietà e della mancanza di lavoro. Di conseguenza, anche se le cifre sono ancora poco conosciute e talvolta sottostimate, il Camerun vede transitare sul suo territorio migliaia di migranti ogni anno, in transito o in uscita, con una destinazione finale comune: l'Europa.
Questo fenomeno è stato a lungo marginalizzato dalle autorità camerunensi in particolare, ed africane in generale, che lo considerano un epifenomeno, dal momento che la maggior parte delle volte le tragedie che coinvolgono questi migranti avvengono lontano dai confini nazionali, nel Mar Mediterraneo e spesso in mezzo al deserto.
L’evento chiave che ha posto in risalto mediatico la situazione in Camerun, smuovendo l’opinione pubblica internazionale, è stata la tragedia del 6 febbraio 2014 al largo di Tarajal, dove oltre 15 persone di origine sub-sahariana, tra cui diversi giovani camerunensi hanno perso la vita nel tentativo di raggiungere a nuoto la costa spagnola. Alcuni dei sopravvissuti hanno testimoniato che la Guardia Civile spagnola ha usato proiettili di gomma e gas lacrimogeni sui migranti che nuotavano cercando di raggiungere terra. La tragedia ha gettato nel lutto diverse famiglie camerunesi, che hanno poi costituito un'associazione legale per chiedere giustizia, verità e risarcimento per la morte dei loro parenti.
Le frontiere, tuttavia, hanno continuato a far sprofondare nel lutto le famiglie camerunesi e rimangono una delle piaghe che più decimano la gioventù africana.
Le famiglie delle vittime restano unite e continuano e continueranno a manifestare senza sosta per ottenere risposte alle loro richieste.
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